L’acqua in bottiglia è meno sicura di quella del rubinetto, eppure costa infinitamente di più. Perché?
Anzitutto è bene ricordare che noi italiani siamo i primi consumatori al Mondo di acqua in bottiglia con 172 litri pro capite in un anno, un vero e proprio fenomeno rispetto al quale è bene documentarsi: se qualche settimana fa ci siamo occupati della questione relativa alle acque minerali cosiddette “povere di sodio”, ricordiamo anche i nitrati, che spesso e volentieri sono presenti nell’acqua in bottiglia in quantità superiore rispetto a quanti ne possiamo trovare nell’acqua del rubinetto. Ma, nonostante evidenze come queste, a livello legislativo esistono delle forti contraddizioni. Ad esempio, la legge dice che per un’acqua che contiene fino a 10 milligrammi/litro di nitrati il produttore puo’ aggiungere sull’etichetta la dicitura “particolarmente adatta per la prima infanzia” ma, se quel limite viene superato, non è previsto alcun obbligo di scrivere che quell’acqua potrebbe essere dannosa in quanto potrebbe causare la blue baby, una sindrome conseguente alla mancanza di ossigeno nel sangue.
Va quindi da sé che la probabilità che l’acqua del rubinetto sia effettivamente migliore di quella in bottiglia è molto elevata, per il semplice fatto che la prima viene sottoposta a un numero molto più elevato di controlli rispetto alla seconda.
Il problema, però, è che le etichette dell’acqua in bottiglia sono studiate per essere poco chiare e non contenere le informazioni scomode come, ad esempio, l’elenco delle 19 sostanze tossiche che dovrebbero essere monitorate. Ergo, chi acquista acqua in bottiglia non ha gli strumenti per poter valutare correttamente se possa effettivamente bere quel tipo ti acqua.
Nella fattispecie, le normative sono due, una per ogni tipo di acqua ma, di fatto, esistono atteggiamenti diversi: parametri più restrittivi per l’acqua di rubinetto e parametri assai più generosi per la minerale, basti pensare che i criteri di controllo sono 200 per gli acquedotti e soltanto 48 per l’acqua minerale. Possiamo avere un limite per i sali contenuti nell’acqua di rubinetto e nessun limite per l’acqua minerale. La concentrazione massima di arsenico nella minerale può essere di 50 microgrammi/litro (ma fino al 2001 poteva arrivare a 200), mentre se si beve dal rubinetto il limite è di 10 microgrammi/litro, così come raccomandato dall’Oms sin dal 1993.
Elementi che dobbiamo valutare con attenzione, ai quali dobbiamo aggiungere le criticità delle bottiglie di plastica, di cui abbiamo scritto una settimana fa.